Come aprire un bar e cosa non sbagliare
Tra le attività legate alla ristorazione, il bar è forse quella più diffusa: grandi, piccoli, alla moda o tradizionali, i bar sono ormai degli elementi indispensabili delle nostre vite.
Per chi vuole lanciarsi in una attività imprenditoriale con buone prospettive di guadagno, aprire un bar è una buona idea di partenza, nonostante l’alta concorrenza.
Spesso bastano un po’ di inventiva e savoirfaire per conquistare il proprio posto in questo mercato, sicuramente affollato, ma in continua evoluzione.
Cosa serve per aprire un bar
Per aprire un bar è necessario innanzitutto individuare il locale adatto. La location infatti conterà molto nella buona riuscita dell’impresa: dovrà essere ben posizionato, preferibilmente in una zona di passaggio, ed arredato con gusto, per risultare nel contempo funzionale ed attraente. L’ideale è scovare quel tocco di originalità che vi farà ricordare: può essere il nome, lo stile o l’immagine, l’importante è che vi differenzi dalla concorrenza.
Le dimensioni non sono esattamente un limite, perché dipendono dal tipo di servizio offerto: per un bar in zona centrale che punti al servizio colazioni per i lavoratori o gli studenti, 30/40 mq sono più che sufficienti. Dovranno comunque essere presenti le strumentazioni di base: macchina per l’espresso professionale, bancone frigorifero, vetrina frigorifera, lavello, bancone d’appoggio, tanto per elencarne alcune.
Requisiti e iter per aprire un bar
Per aprire un bar è necessario essere in possesso dei requisiti richiesti per ogni attività di somministrazione di cibi e bevande al pubblico.
Il titolare non deve avere competenze particolari (anche se ovviamente è bene prepararsi magari seguendo un corso professionale presso le associazioni di categoria), ma deve:
- essere maggiorenne (o minorenne emancipato autorizzato);
- aver assolto l’obbligo scolastico;
- aver seguito con esito positivo un corso accreditato dalla regione per la somministrazione di alimenti e bevande o aver superato lo specifico esame presso la Camera di Commercio dopo aver seguito un corso di studi idoneo (ad esempio una Scuola Alberghiera) o aver lavorato per almeno due anni sugli ultimi cinque nel settore della ristorazione.
Al posto del vecchio libretto sanitario è oggi in vigore il sistema di autocontrollo HACCP: titolare e dipendenti devono sostenere una apposita formazione presso istituti accreditati.
Per aprire il bar è inoltre necessario:
- aprire P.Iva
- effettuare l’iscrizione presso il Registro delle Imprese competente
- regolare le posizioni INPS e INAIL
- presentare al Comune competente la dichiarazione di inizio attività, almeno 30 giorni prima del termine fissato per l’apertura
- richiedere al Comune l’autorizzazione all’esposizione dell’insegna
- comunicare all’ASL la futura apertura del locale
- pagare i diritti SIAE per la diffusione di musica e immagini in orario di apertura
- avviare la procedura necessaria presso l’Agenzia delle Entrate per la somministrazione di superalcolici.
Quanto costa aprire un bar
Un bar, per quanto piccolo, può costare in fase di avvio anche 50.000 – 80.000 €. A pesare sulla cifra sono: affitto del locale, sua predisposizione, arredamento, macchinari, burocrazia e formazione.
Nel corso degli esercizi si dovranno poi sostenere spese ineliminabili: rifornimento di materie prime, conti utenze, competenze per il personale.
Per risparmiare un po’, si può prestare attenzione nella scelta dei macchinari e dell’arredamento: molti marchi di caffè offrono oggi contratti di comodato gratuito delle macchine in cambio dell’acquisto della miscela e forniscono complementi di arredo a scopo pubblicitario. In alternativa, vale sempre la pena di controllare le disponibilità nell’usato professionale.
Franchising bar
Sono tantissime le offerte di franchising nel settore della ristorazione ed in particolare dei bar. Si tratta di un business pressoché sicuro e in continua crescita e non stupisce quindi che grandi marchi nazionali o internazionali continuino a puntarvi, offrendo allettanti opportunità per tutte le tasche.
La formula è in genere quella standard: il candidato all’affiliazione individua un locale adatto, sostiene un colloquio e una verifica di fattibilità con la casa madre e, se le condizioni sono giudicate favorevoli otterrà, dietro pagamento di un fee d’ingresso e di royalty mensili (fisse o basate sul fatturato) l’esclusiva del marchio nella zona di competenza ed un gran numero di servizi aggiuntivi.
Il primo e più importante aspetto del franchising è sicuramente la possibilità di sfruttare nome, notorietà e buona fama di un marchio noto al grande pubblico: verranno in tal modo ridotte se non totalmente azzerate, le difficoltà tipiche di una impresa alle prime armi.
Non solo, all’affiliato verranno affiancati esperti del settore per ogni fase: dalla progettazione, all’arredamento, passando per la burocrazia, la formazione e la gestione ordinaria dell’attività. Il know-how che solo un’azienda con anni di esperienza può vantare, saranno il plus in grado di far partire con il piede giusto anche chi non sa come iniziare.
Quanto costa tutto questo? Dipende dai marchi, dalle condizioni e dal tipo di bar che si vuole aprire, ma esistono davvero offerte per tutti i portafogli, che vanno dai 20.000 ai 100.000 €.
Per visionare i marchi in franchising che offrono affiliazione per l’apertura di un bar visita la categoria Ristorazione cliccando qui.